DOTTOR GOOGLE&CO: NEL 2021 CRESCE LA FIDUCIA DEGLI UTENTI NELLA TELEMEDICINA
DOTTOR GOOGLE&CO: NEL 2021 CRESCE LA FIDUCIA DEGLI UTENTI NELLA TELEMEDICINA
Informazione sanitaria e rapporto con i medici: la medicina virtuale dalla parte dei pazienti
Dottor Google e Covid-19: effetto pandemia sulla ricerca di informazioni sanitarie on-line
Quando vogliamo sapere qualcosa su una malattia, su un servizio sanitario, o su una terapia, facciamo tutti la stessa cosa: lo digitiamo su Google. E diamo una scorsa ai primi risultati che vengono fuori dalla ricerca. Dottor Google è diventato, negli ultimi anni, la prima fonte di informazioni di ambito sanitario nel mondo. Il perché è presto detto: è facile, è immediato, è economico, è esaustivo. Come immaginabile, tra il 2020 e il 2021, il ricorso alle rete per motivi sanitari ha avuto una crescita esponenziale. La pandemia da Covid-19 ha infatti spinto milioni di utenti nel mondo ad accedere al web per trovare notizie sul nuovo virus, sulla gravità dei sintomi, sulle modalità di accesso alle cure, sui farmaci e molto altro. Ad esempio:
- Secondo un sondaggio USA del 2020, la metà degli americani tra i 25 e i 55 anni è aperta alla possibilità di rapportarsi con un medico/specialista in modalità virtuale (tramite teleconsulto) per ragioni di sicurezza e di facilità nella prenotazione tramite portali on-line
- In Italia, nel biennio 2018-19, il 31% circa degli utenti dichiarava di usare il web abitualmente per cercare notizie su salute e benessere (su un campione di 1000 intervistati divisi per fasce di età), il 50% di farlo saltuariamente
- Sempre in Italia, ma nel 2020, ben il 73% dei proprietari di dispositivi digitali (smartphone e tablet) ha cercato informazioni sul Covid-19 (in particolare sulla sintomatologia) in rete
La media del volume di ricerche sulle tematiche relative alla salute effettuate on-line in Italia ogni anno è pari a 4 miliardi. Nel 2020, però, l’urgenza di reperire notizie sul Covid-19 via web, ha portato ben 8 milioni di utenti ad incappare in fake news. Tuttavia, nel 36% dei casi l’”autodiagnosi” si è addirittura rivelata corretta! Quindi dottor Google assolto, o condannato? Be’, entrambe le cose. L’utilità effettiva dei motori di ricerca on-line dipende da fattori quali il livello di alfabetizzazione digitale dell’utente medio, e la sua capacità di saper valutare l’accuratezza e la serietà delle fonti informative, e di “tradurre” in info utili per se stesso le notizie recuperate nella ricerca.
Il boom dei sondaggi on-line
Vi sarete accorti anche voi che nel corso di tutto il 2020 c’è stato un fiorire di sondaggi sulla pandemia. Le indagini on-line – con coinvolgimento dei social media quali canali privilegiati di accesso a target eterogenei di utenza – sono state usate da numerosi istituti di ricerca nel mondo per conto di enti statali e governativi, ma anche di clienti privati. Case farmaceutiche, agenzie di marketing sanitario, enti di ricerca e tutti le imprese che cooperano con i professionisti dell’healthcare system, hanno usato i sondaggi on-line per capire cosa l’utente medio cercasse in rete. Attraverso le interviste on-line, in una fase storica in cui gli altri canali tradizionali di sondaggistica erano off-limits, è stato possibile raccogliere una gran mole di dati utili a capire come le persone rispondevano all’emergenza sanitaria. I sondaggi on-line nelle diverse fasi della pandemia, hanno rivelato le maggiori criticità nell’erogazione delle cure, nell’efficienza (o inefficienza) dei sistemi sanitari e nella percezione degli stessi da parte dei pazienti. Informazioni necessarie per redigere report dettagliati basati su numeri e statistiche.
Ma i sondaggi ci hanno permesso di capire molte più cose. Ad esempio: quanta “voglia” c’è di telemedicina nell’utenza media. Perché il nodo è questo: l’accesso al web e i supporti digitali non possono limitarsi a fornire vaghe e confuse informazioni, la cui attendibilità sia da mettere costantemente in dubbio dal navigatore stesso. La tecnologia digitale e la connessione alla rete offrono all’utenza la possibilità di interagire con medici, farmacisti, operatori sanitari e specialisti del benessere in modo sicuro, diretto, efficace ed efficiente. A proposito di sondaggi, un report statunitense del 2020, effettuato intervistando un campione di utenti diversificati per età (24-39 anni, 40-55 e 56-74 anni), ha scoperto che:
- Il 39% del campione aveva “trovato” in rete il medico di famiglia
- Il 22% del campione aveva “trovato” in rete un medico specialista
In totale, risulta che il 57% degli utenti intervistati, ammetteva di usare il web come strumento privilegiato per la scelta dei propri medici curanti. In Italia non è ancora così diffusa la pratica di usare il canale telematico per cercare e scegliere i professionisti della salute, specialmente se parliamo di medicina di base, ma le cose stanno cambiando molto velocemente. Cresce, infatti, la fiducia degli utenti/pazienti nei confronti della telemedicina, e la capacità di usare la rete in modo selettivo ed efficace per ottenere servizi e prestazioni mediche di livello adeguato alle esigenze individuali.
Virtual care: il Recovery plan del governo Draghi punta sulla telemedicina
La pandemia da Covid-19 ha messo i sistemi sanitari alle corde, mostrando le enormi falle sulla sicurezza sia per i medici che per i pazienti. Non stupisce che nel pieno dell’emergenza, con l’aumento esponenziale dei contagi “da contatto”, la medicina virtuale si sia rivelata il faro nella nebbia, da strumento di nicchia qual era. Il 2020 ci lascia in eredità – in positivo – una fiducia crescente dell’utenza nella telemedicina e nei servizi sanitari offerti da remoto. Un sondaggio statunitense effettuato su un campione di 2000 persone, ha rilevato che mentre a marzo 2020 meno del 20% del campione aveva usufruito della telemedicina, a un anno di distanza oltre il 60% dello stesso campione aveva avuto almeno un’esperienza di consulto virtuale. Se, quindi, nel 2020 il 65% degli americani si mostrava scettico nei riguardi della telemedicina, nel 2021 oltre l’80% non solo ne aveva fatto uso, ma riteneva di non poterne più fare a meno.
Per ragioni di sicurezza, certo, ma anche di soddisfazione sul servizio sanitario ricevuto da remoto. E in Italia? Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR o ex Recovery Plan) del governo Draghi ha destinato molte risorse all’ammodernamento digitale del SSN, e in particolare il piano prevede:
- Lo stanziamento di 7 miliardi per il potenziamento di “Reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria”
- Lo stanziamento di 8,63 miliardi per finanziare l’”Innovazione, la ricerca a la digitalizzazione del SSN”.
Siamo, dunque, sulla buona strada.
Vanni Vischi
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