Healthcare 2.0, in quale direzione sta andando la comunicazione?
Indipendentemente dal fatto che l’obiettivo sia aggiornarsi, ampliare la propria rete di contatti, educare la popolazione ad aver cura della propria salute o fornire ai pazienti un canale di comunicazione diretto, il medico ha negli strumenti digitali dei preziosi alleati.
Le varie piattaforme di social networking, blogging, microblogging, wiki, condivisione multimediale e gamification, si rivelano adatte per affrontare in vari modi le esigenze specificate, ma è comunque necessario conoscere quali siano i pro e i contro legati al loro utilizzo.
Per una questione generazionale, un medico che desideri comunicare oggi, si trova molto più avvantaggiato di quanto non potesse esserlo una quindicina di anni fa e, nel caso sia giovane, è decisamente più a suo agio nello scegliere il canale che ritiene più adatto grazie all’assenza di qualsiasi gap tecnologico.
Partendo dal presupposto che il web consente di raggiungere un pubblico molto ampio, prestare molta attenzione alla diffusione di informazioni di scarsa qualità è fondamentale.
Ognuno di noi, quando naviga, avrebbe il diritto di potersi fidare circa la veridicità del contenuto di cui viene a conoscenza senza dover rischiare che la mancanza di una formazione specifica diventi una barriera per la piena comprensione di quanto legge.
Spesso e volentieri, però, si verificano episodi che dimostrano il contrario, senza contare quelle situazioni dove si arriva a commettere errori ben più gravi (violazione della privacy o del segreto professionale, etc.), causando un danno notevole alla reputazione dell’intero settore salute.
Il rischio più grande è il consolidarsi di tali comportamenti poco attenti nei confronti del cittadino che vanno a minare in modo profondo la relazione di fiducia che egli ha nei confronti delle istituzioni, delle testate giornalistiche specializzate in ambito medico-scientifico, delle associazioni, etc.
Un recente articolo apparso sulla rivista scientifica Pharmacy & Therapeutics, fornisce una descrizione aggiornata di quelle che sono le risorse comunicative attualmente a disposizione e riporta anche come il singolo social media sia utilizzato dai vari professionisti dell’healthcare.
Quale punto di partenza per la sua analisi, l’autore sceglie i dati rilevati in un sondaggio condotto dal sito QuantiaMD su oltre 4000 medici: più del 90% di essi è presente sui social per svolgere delle attività legate alla propria vita privata e solo il 65% usa questi strumenti per necessità professionali.
Più del 30% di questo folto gruppo di clinici è un utente attivo, ed è importante rilevare come prediliga entrare a far parte di community online dove sia possibile leggere e condividere articoli, ascoltare seminari tematici e consultarsi con colleghi riguardo alle scelte terapeutiche fatte sui propri pazienti.
Considerando, infine, l’aumento nell’uso di internet da parte del pubblico degli ultimi dieci anni (nei soli Stati Uniti si è passati dall’8% al 72% per quanto riguarda gli adulti), appare ancora più chiara la ragione per cui, molti enti pubblici, privati, associazioni o singole strutture sanitarie abbiano deciso di redigere delle linee guida per i propri dipendenti.
Per comprendere meglio quali siano le modalità con cui i professionisti della salute fanno uso dei social media, riprendiamo alcune delle considerazioni emerse nell’articolo citato.
Nel momento storico in cui i social network hanno preso piede, non è passato molto tempo prima che nascessero le prime community professionali di medici. Oggi come allora, si tratta di ambienti spesso chiusi e protetti, il cui ingresso è vietato sia alle persone comuni sia ad altri professionisti che non siano dei clinici.
Sebbene questa scelta possa sembrare figlia di un’ottica che guarda solo alla crescita personale, i social media hanno permesso ai medici di condividere la propria quotidianità e discutere su tematiche molto più ampie come le politiche sanitarie, la pratica medica, la promozione della salute, sino ad affrontare argomenti come l’interazione con il paziente.
Al fianco di questo tipo di realtà, comunque, l’esigenza di “connettersi con il resto del mondo” non ha esitato a manifestarsi, dando il via alla diffusione di LinkedIn come network professionale, oppure all’uso di Facebook e Twitter per parlare con amici o la popolazione in generale.
L’uso del Blog ha vissuto fasi alterne, ma è sempre rimasto un canale piuttosto sfruttato in ambito medico poiché molto versatile per quanto riguarda la possibilità di confrontarsi con altri colleghi riguardo alle più disparate casistiche cliniche, sulle linee guida e sulla formazione.
Ulteriori valori aggiunti sono la possibilità di utilizzarlo come archivio pubblico dove condividere protocolli e manuali e la capacità di garantire spazi di dialogo pressoché infiniti come nel caso dei forum, ma con la fondamentale differenza che l’autore del blog è l’unico moderatore.
Quest’ultima caratteristica, l’essere una pagina personale, ne ha garantito la fortuna e ha dato lo spunto per la sua naturale evoluzione nelle piattaforme di microblogging (come Twitter) che affiancano le medesime potenzialità alle odierne necessità di una comunicazione dinamica e veloce.
In ambito salute, infine, sono da considerare risorse altrettanto importanti i social/siti dove si condividono contenuti multimediali poiché favoriscono la diffusione di programmi educativi, funzionano da luoghi di aggregazione per pazienti, caregivers e gli stessi medici che, talvolta, li sfruttano per promuovere la propria attività, specie se radicata sul territorio.
Secondo i dati citati nell’articolo, la percentuale di professionisti sanitari che sceglie di utilizzare questi canali per uso personale e/o professionale è in costante aumento per cui l’auspicio principale nell’ottica di una maggiore aderenza terapeutica, è che il loro uso sia sempre più volto a:
- migliorare la consapevolezza degli assistiti circa la loro salute;
- motivare i pazienti affinché adottino misure di prevenzione;
- ridurre il ricorso alla visita in ospedale o ambulatorio grazie alla presenza di altri canali di comunicazione.
Nel momento in cui la presenza online e la gestione dei contenuti rimangono nell’ambito della chiarezza e della prudenza i siti e le piattaforme social potranno realmente essere un valido strumento di promozione della salute e di sviluppo di una sua cultura.
I pericoli legati a un uso superficiale sono sempre in agguato per cui consigliamo ai professionisti, alle istituzioni, alle associazioni e alle aziende di settore di seguire le linee guida già predisposte e di avvalersi, comunque, della consulenza di esperti che sappiano evidenziare i rischi e fortificare le buone prassi.
Vanni Vischi
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